Quando Partivamo per la ”Merica”

Non scrivevo da diversi mesi su questo blog. La ragione era che stavo scrivendo un libro. Adesso il libro è pronto. È dall’editore per la correzione bozze, impaginazione ecc. e uscirà fra poche settimane. È un libro che potrà interessare chi ha letto questi articoli fino a ora. Parla di tango e di noi. Noi intesi come noi italiani, di come siamo stati nel prolungamento all’indietro verso le nostre radici. Parla dei nostri antenati, quelli che affamati e delusi dal Regno D’Italia appena nato, non trovarono altro sbocco alla propria disperazione che quello di mettersi in mare alla ricerca di una terra ignota.

Parla anche del mare, della linea d’orizzonte che lo separa a stento dal cielo. E delle migliaia di occhi che per 20-25 giorni interrogavano quella monotonia dal ponte di una nave in attesa che a interromperla apparisse una striscia scura verso cui poter gridare: L’America ! 

Nella prima parte del libro si va dentro quegli occhi a cercare la sofferenza, la speranza e la paura che accompagnarono la scelta estrema dell’emigrazione. Per arrivare alla delusione di molti che, aspettandosi un eldorado, ritrovarono la stessa povertà che avevano a casa, ma senza più la casa, senza più le radici.
L’altra faccia della delusione è la consolazione. E da che mondo è mondo una delle migliori consolazioni per l’uomo è sempre stata la musica. Ascoltare una canzone. Magari farsi un ballo.
Eccolo il tango: l’oggetto centrale del libro. Quando ho pensato a questo progetto volevo parlare solo di lui, ma mi sono accorto che non si poteva farlo senza raccontare cosa c’era a monte. Sarebbe come raccontare il pane ignorando il grano.
È impossibile stabilire con precisione la data di nascita del tango, ma si sa che appare sul Rio de La Plata intorno al 1880. Bene, il decennio 1880 – 1890 è stato il periodo in cui gli arrivi dall’Europa sulle coste dell’Argentina assunsero proporzioni tali da far parlare di “alluvione migratoria”. 7 su 10 di quelle navi erano partite da due soli porti: Genova e Napoli.
Così mi sono accorto che non si poteva affrontare il tango senza prendere in considerazione l’emigrazione. E più precisamente che non si poteva parlare di tango senza parlare di Italia.
Il libro è il risultato combinato della mia ventennale esperienza diretta nel settore, con un anno di ricerca specifica sull’argomento, culminato con un viaggio a Buenos Aires per me del tutto atipico. Per la prima volta andavo nella città del tango non per ballarlo e perfezionarne la tecnica e l’interpretazione, ma per studiarne la storia. Mia dimora principale di quei 30 giorni passati lì nel giugno scorso non sono state le milonghe, ma le biblioteche, gli archivi storici e le varie istituzioni culturali dove sono rimasto spesso fino a mezzanotte. Ebbene sì, questo è l’orario di chiusura di alcune biblioteche cittadine. In quelle sale silenziose ho letto libri, consultato cataloghi, visionato documenti. Con i guanti bianchi di lattice ho avuto il piacere di sfogliare le delicate pagine di giornali risalenti al 1886 o al 1903 riesumando eventi, vite e storie intrecciate a quella del Tango. Dopo un anno dedicato alla sistemazione del materiale e alla stesura, ora il libro è pronto e fra qualche settimana sarà disponibile per l’acquisto.
Mi permetto di non svelarne ancora il titolo, che sarà annunciato nei prossimi giorni insieme alla copertina, disegnata appositamente da un pittore di fama che si è dichiarato ispirato dal progetto tanto da voler mettere a disposizione la sua arte. Nel frattempo chi volesse contattarmi per saperne di più su uscita, distribuzione, presentazioni e prenotazioni copie, può scrivermi a stefanofava1@me.com

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