La difficoltà di irretire il tango in una qualche definizione esatta, di tracciarne un’identità che ne evidenzi con chiarezza i contorni e i confini è insita nella sua natura di genere poliedrico, sorto da un crogiolo di culture e influenze anche molto distanti fra loro (ritmi africani, melodie italiane, canti popolari dell’est europa, strumenti tedeschi ecc) che hanno avuto in comune solo il fatto di trovarsi a passare, ad un tempo dato, per il porto di Buenos Aires.
Il tango è un fenomeno tanto affascinante quanto sfuggente e sfaccettato. Prova ne è che i due stili interpretativi proposti in questo articolo, quello di D’Arienzo e quello di Troilo, pur nella loro diversità per certi versi antitetica, possono coabitare a buon diritto dentro il grande e accogliente tempio del tango argentino.
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D’Arienzo e Troilo: dal giorno alla notte.
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