D’Arienzo e Troilo: dal giorno alla notte.

La difficoltà di irretire il tango in una qualche definizione esatta, di tracciarne un’identità che ne evidenzi con chiarezza i contorni e i confini è insita nella sua natura di genere poliedrico, sorto da un crogiolo di culture e influenze anche molto distanti fra loro (ritmi africani, melodie italiane, canti popolari dell’est europa, strumenti tedeschi ecc) che hanno avuto in comune solo il fatto di trovarsi a passare, ad un tempo dato, per il porto di Buenos Aires.
Il tango è un fenomeno tanto affascinante quanto sfuggente e sfaccettato. Prova ne è che i due stili interpretativi proposti in questo articolo, quello di D’Arienzo e quello di Troilo, pur nella loro diversità per certi versi antitetica, possono coabitare a buon diritto dentro il grande e accogliente tempio del tango argentino.
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Gli assoli di Troilo. I 9 secondi più belli della storia del tango

Perché ci affascina l’arte? E perché l’uomo, unico tra i mammiferi, ha inventato questa forma strana di attività “inutile” che lo distrae dagli scopi utilitaristici legati alla lotta per la sopravvivenza e per il miglioramento delle sue condizioni pratiche di vita? Sono state date milioni di risposte a questa annosa domanda fin da quando il nostro antenato preistorico, fra una battuta di caccia e l’altra, ha sentito il misterioso bisogno di raffigurare scene di vita sulle pareti delle sue caverne.
Una di queste può essere la seguente:  Continua a leggere

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